Gli occhi di ognuno di loro li ho ancora davanti ai miei. Grandi, neri e profondi come se raccontassero le loro storie intrappolate proprio in quei stessi occhi.
La loro voglia di giocare e ballare ben presto esce così come ridere: lingua universale quest’ultima.
Rivedo ancora quel momento dopo la meditazione della risata dove al centro i ragazzi ballano nel tempo presente e io semplicemente all’esterno a guardarli stupito. Il mio cuore ringrazia.
Ho avuto l’opportunità di condurre una sessione di Yoga della Risata ad un gruppo di ragazzi ventenni immigrati. Nigeriani, senegalesi, afgani, bengalesi e chissà da quale altre parte del mondo. Si erano imbarcati un anno fa e poi dopo mesi arrivati a Lampedusa e portati a Bormio. Alcuni parlavano francese, altri inglese, altri la loro lingua. La loro storia è racchiusa nei loro occhi e nel loro corpo.
Un solo modo per comunicare 101% con il cuore. Una parola: un senso. Meraviglioso.
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